La recente pubblicazione “Vitamin D for the Prevention of Disease: An Endocrine Society Clinical Practice Guideline” detta le linee guida dell’Endocrine Society sull’utilizzo della vitamina D.
Numerosi studi indicano un’associazione tra i livelli sierici di 25-idrossivitamina D (25[OH]D) e diverse patologie comuni, come malattie muscoloscheletriche, metaboliche, cardiovascolari, autoimmuni, infettive e neoplastiche. Tuttavia, non è stato stabilito un legame causale certo tra la 25(OH)D e queste patologie. Di conseguenza, si è diffuso l’uso di supplementi di vitamina D e i test di laboratorio per la 25(OH)D, nonostante i benefici e i rischi non siano ancora ben definiti, così come l’apporto ottimale di vitamina D e l’utilità dei test per la prevenzione delle malattie.
Un gruppo di esperti dell’Endocrine Society ha sviluppato delle linee guida per l’uso della vitamina D per ridurre il rischio di malattie in persone senza indicazioni specifiche per il trattamento o il test della 25(OH)D. Il panel ha analizzato studi randomizzati controllati con placebo, focalizzandosi su popolazioni generali e su condizioni specifiche (gravidanza e prediabete), valutando l’efficacia di un’integrazione empirica di vitamina D, ovvero una somministrazione che supera i livelli di assunzione raccomandati (DRI) senza testare i livelli sierici di 25(OH)D.
I risultati suggeriscono un’integrazione empirica di vitamina D per i bambini e adolescenti (1-18 anni) per prevenire il rachitismo nutrizionale e ridurre il rischio di infezioni respiratorie, per le persone sopra i 75 anni per ridurre la mortalità, per le donne in gravidanza per diminuire il rischio di preeclampsia e mortalità neonatale, e per chi ha un prediabete ad alto rischio per ridurre la progressione verso il diabete. Non si raccomanda invece l’integrazione per adulti sani sotto i 75 anni, né si consiglia lo screening routinario della 25(OH)D per la popolazione generale o per individui con obesità o carnagione scura, dato che non ci sono prove chiare per un livello ottimale di 25(OH)D per la prevenzione delle malattie.
Le linee guida consigliano l’integrazione empirica di vitamina D per determinate fasce di età e condizioni specifiche, sottolineando la necessità di ulteriori ricerche per definire i livelli ottimali di 25(OH)D. Queste linee guida non sostituiscono i DRI attuali e non si applicano a persone con indicazioni specifiche per il trattamento o il test della vitamina D.
Abbiamo chiesto a Gregorio Guabello, specialista in endocrinologia presso l’ambulatorio di Endocrinologia, IRCCS Ospedale Galeazzi-Sant’Ambrogio di Milano e direttore scientifico di BoneHealth, un commento su queste linee guida: